Relazione annuale sulla situazione economica, sociale e territoriale del Piemonte 2020: Piemonte - verso un presente sostenibile

La pandemia da Sars CoV-2 è stata come un faro, una luce forte, che ha messo in evidenza quale patrimonio preziosissimo sia il servizio sanitario pubblico ma ha anche contribuito ad amplificare bisogni di salute pre esistenti, problematiche organizzative dei servizi e limiti delle politiche sanitarie intraprese in anni passati.

In sintesi, la nostra Regione ha affrontato la pandemia con:

- il 40% circa della popolazione che soffre di almeno una malattia cronica; un indice di salute mentale tra i più bassi a livello nazionale;

- una spesa per prestazioni e servizi sanitari a persona in linea con la media nazionale (nel 2018), avendo però alle spalle anni di piano di rientro che hanno determinato restrizioni, vincoli finanziari e organizzativi forti. Tutto cio’ ha portato al rallentamento delle dinamiche di innovazione, di acquisizione di risorse e soprattutto di personale, fulcro del buon funzionamento del sistema;

- una rete ospedaliera “riordinata” (gerarchizzata e specializzata) dalle riforme dell’ultimo quinquennio per raggiungere obiettivi di appropriatezza e per ragioni di razionalizzazione della spesa sanitaria, che necessita altresì di ulteriori sforzi programmatori per investimenti in strutture (circa un terzo delle strutture ospedaliere esistenti non sarebbe comunque ripristinabile anche con interventi di ristrutturazione a causa dell’elevato grado di vetustà), in tecnologie e soprattutto in personale;

- servizi sul territorio presenti ma poco valorizzati: il disegno delle cure territoriali è presente da anni, ma sono poco utilizzate, in particolare per carenza di risorse dedicate in termini di personale e di beni e servizi;

- personale sanitario depauperato: dal 2009, abbiamo perso il 7% dei professionisti che lavorano per la tutela della salute pubblica (e questo sia per i vincoli di spesa dedicata al personale dettati dalla crisi economica che dai vincoli imposti dal Piano di rientro). La quota importante di personale che potrà andare in pensione nel giro di pochi anni, l’imbuto formativo, la scarsa appetibilità dei contratti offerti dal sistema pubblico costituiscono temi da affrontare con urgenza per la salvaguardia, anche a breve termine, del bene pubblico tra i più preziosi che possediamo.

- digitalizzazione della Sanità con ampi margini di implementazione: nel 2017, avviati molti progetti di telemedicina sul territorio, che mancano altresì di percorsi di accreditamento, remunerazione, valutazione e monitoraggio. Il Fascicolo sanitario elettronico nella nostra regione è usato solo dall’1% dei cittadini, dal 3% dei medici e dal 28% delle aziende sanitarie e pochi sono i progetti completi di Cartella clinica digitale.

Quali dunque le principali sfide per la Sanità del prossimo futuro?

E’ necessario innanzitutto un grande investimento culturale affinché le cure vicine ai luoghi di vita delle persone e i professionisti che vi si dedicano riacquistino il valore, il prestigio e l’importanza che in questi ultimi anni è stata dedicata in misura prevalente ai servizi specialistici e per l’acuzie offerti in regime ospedaliero.

Priorità occorre poi dare ad investimenti dedicati per:

- potenziare i servizi territoriali e dare stabilità ai percorsi ospedale- territorio (in linea con quanto previsto nel Piano cronicità regionale, in vigore dallo scorso anno);

- potenziare ed assicurare il personale dedicato alla cura della salute: occorre adeguare il fabbisogno formativo alle reali possibilità di assunzione nel sistema sanitario pubblico. I bisogni di salute emergenti richiedono nuove figure professionali, quali gli infermieri di famiglia e comunità, professionisti dedicati alla cronicità e alla presa in carico delle persone nei luoghi di vita di ciascuno;

-  implementare la digitalizzazione della Sanità: dai percorsi di accreditamento e corretta tariffazione dei servizi di telemedicina, al compimento del FSE, alla Cartella Clinica Elettronica;

senza dimenticare che il ruolo cruciale nei percorsi di cura è quello rivestito dalla relazioni: tra professionisti dei diversi ambiti, tra servizi sociali e sanitari, tra persone che hanno bisogno di cura ed esperti della cura: occorre dunque in via prioritaria ritornare ad investire nella comunicazione tra i diversi nodi della rete, che insieme sostengono il servizio sanitario pubblico per chi ne oggi necessità e per le generazioni future.

 

amministrazione

link utili

area riservata

search

Iscrizione Newsletter